Grazie ai Laboratori di Quartiere, la Fondazione per l’Innovazione Urbana sta ricercando nuovi metodi e pratiche nell’ambito della formazione delle decisioni e delle politiche pubbliche, sperimentando un nuovo approccio basato sulla prossimità. Se da un lato il termine “prossimità” si riferisce alla scala fisica a cui operano i Laboratori di Quartiere, dall’altro fa riferimento allo sforzo e alla volontà di mettere al centro delle scelte pubbliche il capitale sociale e umano. La dimensione di prossimità valorizza e attiva reti di discussione e pratica, cercando di individuare strumenti e innovazioni amministrative in grado di abilitare il potenziale civico per proporre nuovi modelli di gestione della città. I Laboratori diventano così il campo di sperimentazione di un processo aperto, che si alimenta della pratica e delle esperienze fatte e che vuole instaurare un filo diretto tra bisogni e politiche pubbliche. Dopo due anni di attività e continui apprendimenti, è possibile individuare alcuni elementi che definiscono e distinguono l’approccio di prossimità della Fondazione Innovazione Urbana.
Scelta dei territori
I Laboratori di Quartiere lavorano su più dimensioni, ancorandosi tuttavia ad aree definite: questa scelta deriva dal desiderio di instaurare relazioni durature con le diverse comunità che presidiano i territori e di agire sulla dimensione del vivere quotidiano. L’obiettivo è mettere a sistema diverse attività e valorizzare le specificità e le reti di ogni quartiere per abilitarle e rafforzarle in prospettiva cittadina. Le aree su cui operano i Laboratori sono selezionate sulla base di dati socio-economici e demografici (grazie ad esempio alle Mappe della fragilità elaborate dal Settore Statistica del Comune di Bologna), delle valutazioni operate da parte del Comune circa la priorità di agire su alcune zone della città o della presenza di luoghi, servizi e di attività che favoriscono l’aggregazione e l’attivazione della cittadinanza (come nel caso delle aree bersaglio dei finanziamenti PON Metro). Inoltre, di anno in anno, i Laboratori recepiscono le indicazioni, le esigenze e i bisogni emersi durante i percorsi di ascolto e coinvolgimento della cittadinanza, andando ad agire in nuovi punti della città.
Organizzazione radicata e multidisciplinare
Lavorare sulla prossimità richiede un cambiamento organizzativo per garantire presenza e costanza sul territorio e competenze volte a costruire legami stabili. In questa prospettiva, la Fondazione per l’Innovazione Urbana ha attivato il team dell’Ufficio immaginazione civica, composto da sei referenti di quartiere, definiti “agenti di prossimità” che operano in modo stabile per le comunità e i cittadini del quartiere, avviando così un’accumulazione di capitale sociale, costruito anno dopo anno, grazie al lavoro sul campo e al contatto con cittadini e comunità. Alla conoscenza approfondita dei contesti in cui operano i Laboratori di Quartiere, si affiancano figure di coordinamento sul metodo, sui processi di ingaggio e sui rapporti e la trasmissione di informazioni e strumenti con gli attori istituzionali e tecnici del Comune di Bologna e dell’Università di Bologna, per garantire sostegno e implementazione concreta delle azioni promosse.
Linguaggi e media
I Laboratori di Quartiere utilizzano diversi linguaggi e media per raggiungere comunità e cittadini. Si tratta di un complesso sistema di comunicazione crossmediale che unisce strumenti classici e digitali, che si sforza di rendere accessibili i contenuti tecnici e amministrativi: l’obiettivo è favorire la comprensione dei processi decisionali usando i media come strumento di relazione e l’attivazione delle comunità per la diffusione e il coinvolgimento. In sinergia con i tempi processuali dei Laboratori, la comunicazione è un processo in cui le comunità sono co-creatrici dei contenuti. A seconda dei contesti di riferimento, vengono usati tutti i media disponibili, da Instagram al volantino in bianco e nero, ai prodotti autonomamente tradotti in diverse lingue dai cittadini stessi. Con una continua sperimentazione che mira soprattutto a raggiungere le comunità a rischio di esclusione e i più giovani, vengono annualmente migliorati approcci e prodotti: è il caso, per esempio, dei reportage fotografici territoriali prodotti insieme alle comunità proponenti del Bilancio partecipativo 2018 e del progetto Laboratorio Under.
Relazioni e cura delle comunità
I Laboratori di Quartiere non si limitano ad attivare eventi pubblici in cui vengono identificati bisogni priorità e proposte per i quartieri, ma mettono in campo azioni diffuse di relazione e cura. Attraverso una costante presenza territoriale, con incontri con associazioni e comunità nei loro luoghi di attività, passeggiate di quartiere, partecipazione a eventi promossi dalle associazioni, incontri con i cittadini, momenti di convivialità, i Laboratori di Quartiere sono spazi di relazione, costruiti dagli “agenti di prossimità”: l’obiettivo è creare occasioni di costruzione di relazioni, di fiducia e processi di abilitazione dell’innovazione dal basso e di capacitazione della cittadinanza, uscendo dagli spazi e dalle modalità tradizionali delle Istituzioni e recandosi direttamente sul territorio, a feste ed eventi ma anche presso luoghi di socialità e aggregazione come centri sociali e sportivi, scuole, parrocchie.
Scambio e apprendimento reciproco
Nell’ambito dei Laboratori di Quartiere si attivano meccanismi di scambio e mutuo apprendimento che favoriscono una riflessione diffusa e vivace sulle pratiche e sullo sviluppo urbano ma anche la nascita di nuove reti e attività sul territorio. Questi processi si attivano in maniera orizzontale (tra comunità, tra cittadini, tra associazioni) e tra attori istituzionali, Fondazione e comunità, favorendo l’innovazione non solo dal basso ma anche all’interno della struttura dell’Amministrazione comunale. Rivedendo all’indietro i processi dei Laboratori, si possono evidenziare lezioni apprese e cambiamenti innescati grazie a un lavoro sul campo che mette a fuoco anche gli errori. La stabilità del processo è ingrediente fondamentale per abilitare nuovi approcci amministrativi e modalità organizzative efficienti ed efficaci: stabilmente e anno per anno, la costruzione del ciclo processuale apprende dai successi e dalle criticità emerse nell’anno precedente, creando un percorso di apprendimento iterativo, aperto e implementabile. Di particolare importanza il ruolo dell’Università di Bologna nel primo anno di sperimentazione: attraverso una co-progettazione continua e un’analisi partecipata, il supporto scientifico ha permesso la crescita del processo verso le giuste direzioni.
Sperimentazione e autonomia
Dall’esperienza dei Laboratori di Quartiere emerge l’importanza degli spazi di sperimentazione e autonomia delle comunità. Proseguendo con le sperimentazioni messe in campo dall’Amministrazione, le comunità sono intese come spazi relazionali e di opportunità per rigenerare la dimensione sociale. Nel corso di due anni, sono state molte le iniziative di comunicazione e attivazione civica, per favorire nuove reti e progettualità. Cresciute in maniera autonoma e in sinergia con i processi attivati sul territorio, sono svariate e per certi versi sorprendenti le iniziative e le strategie di comunicazione autogestita dagli stessi cittadini, soprattutto per la fase di voto del Bilancio partecipativo. Come nuovi contenitori aperti a progetti di innovazione civica e al fine di raccontare sul proprio territorio i progetti desiderati, si è creata una vera e propria “campagna elettorale” diffusa: attraverso eventi, camminate, pranzi e feste di quartiere, con volantini tradotti in lingue, creando mailing list e catene di messaggi, attivando volantinaggio porta a porta e in spazi commerciali, autoproducendo video, utilizzando i social media, la comunicazione del Bilancio partecipativo si è trasformata in una grande attività di passaparola collettivo e autogestito tra reti di prossimità. Questo passaggio, forse il più inaspettato di tutto il processo, evidenzia nuove potenzialità e creatività poco usuali per progetti di politiche pubbliche ma può essere considerato l’ennesima conferma della vitalità dell’attivismo bolognese. Perché di fatto è il senso comunitario a essere stato al centro: questa dinamica ha favorito processi di reciproco rafforzamento e abilitazione, permettendo incontro e scambio tra comunità.