- Obiettivi: rigenerare, attraverso nuovi processi ambientali, sociali, economici e sostenibili, la zona universitaria intorno a via Zamboni, trasformandola in un distretto sostenibile, culturale e creativo.
- Fonte di finanziamento: bando europeo Horizon 2020, asse Climate-Greening the Economy
- Tempi: 5 anni, 3 di attività e 2 di monitoraggio
- Risorse economiche: 2.000.000€
Il progetto Rock – acronimo di Regeneration and Optimization of Cultural heritage in creative and Knowledge cities – si propone di rigenerare, attraverso nuovi processi ambientali, sociali, economici e sostenibili, la zona universitaria intorno a via Zamboni.
Il progetto è risultato primo classificato del bando europeo Horizon 2020, nell’asse Climate – Greening the Economy in risposta alla call Cultural Heritage as a driver for sustainable growth ottenendo complessivamente 10 milioni di euro, di cui 2 destinati a Bologna. Capofila del progetto, di cui fanno parte 32 partner europei, è il Comune di Bologna, che ha lavorato alla redazione della proposta progettuale insieme all’Università di Bologna. Il progetto intende dimostrare come i centri storici delle città europee possano essere considerati straordinari laboratori viventi dove sperimentare nuovi modelli di rigenerazione urbana guidata dal patrimonio culturale (tangibile ed intangibile) e dove attivare meccanismi di finanziamento innovativi e non convenzionali in un’ottica di economia circolare.
Il progetto bolognese si concentrerà sul distretto universitario intorno a via Zamboni, dove si concentrano 8 edifici universitari, 6 musei, 3 biblioteche e il teatro principale della città, prolungando la propria area di interesse fino a piazza Maggiore. In linea con i due concetti-guida di città creativa (che riconosce cioè la creatività come fattore strategico per lo sviluppo sostenibile, così come definito dall’UNESCO) e città della conoscenza (ovvero caratterizzata da un’economia basata sulla conoscenza, utilizzata come punto di riferimento primario e come motore per le dinamiche socioeconomiche e tecnologiche), Rock si propone di testare nuove formule di rigenerazione e nuove modalità di accesso ai beni culturali, di promuovere una nuova percezione della proprietà collettiva come patrimonio comune e condiviso e quindi di sostenere la coesione sociale, sperimentando soluzioni per attrarre residenti, studenti, turisti, attività, eventi e operatori culturali, trasformandoli in motore per la qualità economica, sociale, culturale e ambientale delle città. Rock prevede tre anni di attività e due anni di monitoraggio.
Sette città modello – Lione, Torino, Liverpool, Vilnius, Cluj, Atene, Eindhoven – con i loro diversi profili, offriranno un ventaglio di esempi e soluzioni che verranno trasferiti a tre città replicanti – Bologna, Lisbona, Skopje – definendo così una specifica agenda di rigenerazione, in un processo in cui gli elementi chiave del patrimonio culturale (edifici, monumenti, spazi aperti, strade, spazi culturali) diventeranno la colonna portante e allo stesso tempo il motore della rigenerazione permanente di aree specifiche. In questo modo verranno a crearsi veri e propri protocolli collaborativi tra città modello e città replicanti che assicureranno il processo di affiancamento, la trasferibilità delle attività e la disseminazione dei risultati attraverso la rete degli stakeholders del progetto. A livello locale è già attiva una rete di interlocutori pubblici e privati per collaborare alla realizzazione delle attività.