L’obiettivo di questo report è fornire un quadro di sintesi dei bisogni prioritari emersi dalle proposte dei cittadini durante i Laboratori di Quartiere dell’anno 2017.
Si tratta di una lettura d’insieme dopo 70 incontri e 1700 cittadini coinvolti: qui sono disponibili tutti i report degli incontri attraverso i quali sono state raccolte proposte nell’ambito del Bilancio Partecipativo per interventi su spazi pubblici; proposte per definire le vocazioni degli edifici da riqualificare grazie ai fondi europei PON Metro; proposte di azioni per educazione, inclusione sociale, digitale, sport e cultura.
Nei prossimi giorni saranno pubblicati i progetti che andranno al voto a seguito dell’ultima fase di coprogettazione. Nel frattempo, anche grazie ad una infografica che facilita la lettura, diamo ordine e priorità alla complessità dei bisogni avanzati dai cittadini proponendo un elenco unico che mette in luce coerenze e interconnessioni tra quanto è emerso dall’intero percorso dei Laboratori di Quartiere 2017.
Priorità
I Laboratori di Quartiere come spazio di relazione e interazione di prossimità con i cittadini hanno fatto emergere i seguenti 12 bisogni prioritari, qui riportati non in ordine di importanza, ma per facilitare la lettura tra bisogni e temi tra loro complementari:
1. Inclusione dei giovani, formazione ed educazione: i giovani emergono come un soggetto prioritario che dovrebbe essere messo al centro di diversi interventi e politiche. Sono tre i principali ambiti di azione che le proposte raccolte aiutano a tracciare.
Nel primo ricadono proposte che mettono al centro la progettazione e la ristrutturazione di spazi dedicati alla espressione e valorizzazione della cultura giovanile. Il bisogno è dare spazio a diverse forme di espressione e linguaggi, attraverso la promozione di laboratori artistici, sportivi, culturali, creativi, musicali, multimediali e di attività ludiche, che diano loro la possibilità di conoscere, apprendere e far emergere abilità, passioni propensioni e nuove competenze. Accanto ad attività culturali ed espressive sono inoltre state proposte azioni orientate più in generale alla socializzazione e allo svago.
Il secondo riguarda invece azioni educative, trasversali a diverse proposte, e tese a rispondere a diversi tipi di bisogni. Ossia: attività di educativa di strada, per raggiungere quegli adolescenti a rischio di marginalità, che difficilmente entrerebbero in contatto con il mondo dei servizi in altro modo; azioni attente alla dispersione scolastica, problema che si pensa di affrontare coinvolgendo i giovani in attività laboratoriali extrascolastiche, rinforzando il supporto rivolto a ragazzi che non si possono permettere le lezioni private, facendo collaborare gli attori sociali dei quartieri, dagli insegnanti ai genitori; azioni che mettono al centro l’importanza delle biblioteche pubbliche, spazi aperti di cultura, sapere e fonte di educazione, che vanno preservati, animati e ampliati; nell’ambito alternanza scuola-lavoro il coinvolgimento dei ragazzi e ragazze nella loro co-progettazione di specifiche attività; azioni tese al recupero e alla valorizzazione dei laboratori tecnici, riportandoli in uso e formando i docenti al loro utilizzo e verso lo scambio intergenerazionale per la valorizzazione della memoria storica.
Il terzo ambito di azioni infine riguarda proposte che prevedono percorsi assistiti, di formazione per il rafforzamento delle competenze verso l’autoimprenditorialità e il lavoro. Questi spazi diventerebbero luoghi di inclusione utilizzando le passioni e le competenze come strumenti di attivazione di percorsi formativi innovativi.
2. Sviluppo dell’occupazione e imprese: lo sviluppo di occupazione è un bisogno emerso in modo trasversale ai diversi quartieri e spesso sollevato in collegamento ad altri bisogni, come il sostegno a persone in situazione di disagio e l’inclusione dei giovani, ma anche al bisogno di sviluppare competenze utili che favoriscano l’ingresso nel mondo del lavoro, attraverso attività laboratoriali e corsi. Un intervento per la creazione di occupazione diffusamente citato è quello del sostegno all’avvio di imprese sociali.
3. Digitale, nuovi saperi e competenze: in tutti i laboratori di quartiere è emerso il tema del digitale, declinato in diverse forme.
Emerge in primo luogo una chiara richiesta di diffondere l’alfabetizzazione digitale a tutti i soggetti della società, riconoscendo questo uno strumento ormai necessario a tutte le fasce d’età.
Le nuove tecnologie e le competenze digitali vengo inoltre viste come importanti per diversi motivi: sono importanti per raccontare i quartieri, per valorizzarne la memoria storica e per l’attrattività, e le competenze digitali acquisite dai giovani possono essere un valore di scambio nel mondo del lavoro.
Vengono quindi di frequente proposte attività formative, anche attraverso laboratori multimediali che possono diventare anche occasione di coinvolgimento e di aggregazione, che stimoli il lavoro in gruppo. Sono state poi avanzate proposte specifiche che intendono il digitale come strumento innovativo da utilizzare in diversi attività legati a particolari contesti e usi. Di fondo i cittadini esprimono il bisogno di avere spazi dove il digitale viene visto come strumento per due fasce di riferimento: chi rischia di rimanere escluso e che deve essere formato e i più giovani che devono essere resi consapevoli delle potenzialità.
4. Memoria, senso di appartenenza e racconto partecipato: emergono in modo trasversale a tutti i laboratori proposte che mettono al centro la cura degli spazi pubblici come veicolo per la promozione e lo sviluppo di un senso di appartenenza ai luoghi.
Vengono quindi proposti interventi che prevedono arredi urbani, ma soprattutto progetti tesi allo sviluppo di una memoria storica dei luoghi, da condividere e tramandare di generazione in generazione anche tramite nuovi media.
Le proposte che hanno esplicitato questo bisogno, mirano a valorizzare i luoghi, attivando presidi sociali e promuovendo l’incontro tra i portatori di memoria (adulti e anziani) e i giovani, sperimentando pratiche di convivenza e narrazione, tante e diverse tipologie di “racconto” dei luoghi di riferimento dei quartieri. Viene quindi proposto di dar vita ad una documentazione partecipata, un racconto dal basso costruito dalla collettività con strumenti anche innovativi e tecnologici come blog o web radio. Questo tipo di interventi diventano occasione di incontro intergenerazionale attraverso lo scambio di storie, di valori, di significati di un luogo inteso come bene comune da valorizzare. La cura e il racconto partecipato di questi luoghi vengo visti come strumento per sviluppare il senso civico e di appartenenza, oltre ad essere occasione di inclusione e apprendimento con l’uso delle nuove tecnologie.
5. Scambio intergenerazionale: l’incontro e lo scambio tra generazioni è emerso come bisogno non solo nei termini di una condivisione e trasmissione di memoria storica dei luoghi, ma anche come necessità di sperimentare pratiche partecipative basate sul confronto di esperienze e saperi, su azioni concrete e condivise sul territorio. Lo scambio, in questo caso, è quindi inteso come scambio di saperi e competenze, come trasferimento di valori legati al saper fare: da parte degli anziani, un saper fare legato alle attività più artigianali e tradizionali e da parte dei giovani, più legato a pratiche tecnologiche e digitali.
Sono inoltre state immaginate attività di apertura e contaminazione dei luoghi principalmente vissuti dagli anziani, attività di co-costruzione di oggetti, arredi urbani e organizzazione di iniziative di animazione territoriale che vedano la partecipazione di tutti.
6. Animazione e aggregazione sociale: il bisogno di incontro, socializzazione e aggregazione emerge in molte proposte che mettono al centro gli interventi di riqualificazione di edifici e spazi pubblici.
Sono stati proposti nuovi arredi, attrezzature e infrastrutturazioni, per rendere questi luoghi maggiormente vivibili e per facilitare pratiche di socializzazione, aggregazione e incontro. Inoltre è sentito il bisogno di iniziative volte a rivitalizzare e animare gli spazi pubblici, per aumentarne la vitalità e la sicurezza attraverso il presidio sociale. Si immaginano principalmente attività per il tempo libero legate alle famiglie, ma anche a giovani e anziani con obiettivi diversi (formazioni, apprendimento, arti, creatività e sport), da accompagnare con investimenti per una maggior sicurezza (illuminazione e mobilità dolce), accessibilità (giochi e spazi senza barriere). I luoghi in cui si immaginano questi interventi e iniziative hanno spesso un valore storico e culturale, e sono riconosciuti come significativi per l’immaginario degli abitanti e dei cittadini o sono visti come opportunità per fare incontrare generazioni e culture diverse.
7. Diritto agli spazi, alla bellezza e al gioco: emerge un bisogno di spazi pubblici, che vengano resi più belli e vivibili per le persone che li frequentano, attraverso interventi artistici, di cura dello spazio e con attrezzature per il gioco e lo sport. Esempi sono la creazione di un giardino, la presenza di percorsi di gioco o sportivi in un parco, la costruzione di una fontana o il colorare un muro o una panchina. L’obiettivo è quello di rendere, attraverso la bellezza, uno spazio più vivo, dal quale i cittadini possano trarre beneficio o esserne positivamente influenzati. Si immaginano quindi spazi curati e che attraverso attraverso l’intervento progettuale possano essere riconoscibili e percepiti come luoghi da vivere ed abitare. Infine, è trasversalmente forte l’esigenza di spazi a misura delle famiglie, con giochi per i più piccoli che di fatto diventano presidi sociali e spazi di incontro interculturali.
8. Mobilità dolce, maggiore sicurezza e accessibilità: i cittadini chiedono di realizzare connessioni lente, ciclabili e pedonali, facilitando l’accessibilità degli spazi pubblici per tutti e garantendo maggior sicurezza. Strettamente collegati al punto 7 questi bisogni indicano la necessità di creare luoghi per le comunità sia per esempio attraverso la proposta di una zona 30 che ripensa lo spazio della strada anche come luogo di socializzazione, oppure con maggior illuminazione in parchi, che nelle ore notturne possono diventare luoghi poco sicuri, o riqualificando piazze e abbattendo barriere architettoniche. L’attenzione a rendere accessibili spazi pubblici e giochi per i più piccoli risulta fortemente presente e trasversale a tutti i quartieri.
9. Spazi collaborativi e aperti: emerge fortemente il bisogno di spazi che abbiano le caratteristiche dell’apertura, dell’accessibilità, in grado di facilitare l’incontro tra i cittadini, e in cui sperimentare un fare collaborativo anche sul piano delle forme di gestione, quindi non vincolati ad unico soggetto gestore, ma a disposizione di più realtà e con le istituzioni garanti del principio della “porta aperta”.
In alcuni casi vengono proposti spazi più connotati per soggetti o temi specifici: “la casa del volontariato”, “lo spazio per le famiglie” o per i più giovani con laboratori per favorire apprendimento e avviamento al lavoro.
Altre proposte, prevalenti, si orientano invece verso spazi multifunzionali, che accolgono soggetti diversi. Sono spazi aperti, ibridi, flessibili, di riferimento dei quartieri, in grado di facilitare il mix sociale all’interno di un quartiere o di una zona specifica, che vengono percepiti come presidi sociali e come “ponte” tra generazioni, culture ed esigenze, dove si possono alimentare le relazioni sociali attraverso la proposta di attività laboratoriali, di trasmissione dei saperi e contaminazione di competenze e con attività che facilitano l’apprendimento tra pari.
10. Multiculturalità: in generale tutte le richieste dei cittadini sono volte a creare incontro tra culture e mixitè sociale. In risposta a questo bisogno sono state avanzate proposte che mettono al centro in alcuni casi l’idea di integrazione, in altre anche quella di un vero e proprio meticciato culturale.
Sono state ad esempio proposte attività rivolte alle mamme che si trovano in una temporanea condizione di fragilità sociale ed economica, alle famiglie immigrate e non, anziani, giovani e soggetti marginali. L’idea alla base è di superare gli stereotipi etnici, di genere e religiosi, creando soprattutto occasioni di incontro e di “fare insieme”. Vengono quindi proposti numerosi laboratori, soprattutto teatrali ma anche artigianali: di cucina, sartoria creativa; linguistici e scolastici (alfabetizzazione, alfabetizzazione informatica, supporto scolastico svolgimento compiti); e sportivi (avviamento allo sport e pratica discipline sportive). Le azioni da rivolgere vanno in una logica di valorizzazione delle competenze, di inclusione in percorsi di autonomia, di sostegno e di rafforzamento della rete amicale o familiare laddove esiste. Si propongono infine interventi basati sull’idea di mixitè sociale e di aumento di servizi culturali in alcune zone vissute come “problematiche” per ridurre l’isolamento e il senso di insicurezza percepiti.
11. Supporto alla genitorialità: le famiglie sono una fascia a cui si rivolgono numerose proposte in tutti i quartieri e rappresenta una questione molto sentita. Le azioni si rivolgono apertamente a tutti i tipi di famiglie e con diversi tipi di bisogni (con particolare attenzione a mamme con figli). Emerge chiaramente la necessità di dedicare degli spazi per favorire la collaborazione, il mutuo aiuto e di riferimento, in cui i genitori possano trovare delle informazioni utili. Oltre a questo, c’è il bisogno di essere coinvolti in attività di socializzazione e di scambio di esperienze e consigli, con specifici servizi da rivolgere alle famiglie immigrate o di recente arrivo a Bologna, per aiutarle ad integrarsi più facilmente e ad accedere ai servizi di base.
12. Sostegno a soggetti con disagio: in tutti i quartieri c’è un sentito bisogno di rivolgere azioni mirate verso le persone in situazione di disagio e marginalità. Sono state proposte misure di prevenzione e informazione sul tema del benessere e delle dipendenze in particolare da gioco patologico e da uso di sostanze stupefacenti. Altri interventi mirano invece ad un processo di empowerment individuale e di comunità, in cui l’ascolto e l’accoglimento del bisogni si accompagni quindi allo sviluppo di capacità, di risorse, potenzialità, e di ricostruzione di legami e relazioni.
Alcune azioni sono volte al supporto e all’aiuto per accedere ai servizi, altre ancora sono pensate per erogare i servizi di base. Esempi sono la creazione di cucine popolari e, nel quadro del potenziamento del Piano Freddo previsto dal Comune, attività che integrino la dimensione di socialità e incontro e sviluppo di autonomia dei soggetti che fruiscono del servizio.
L’insieme di queste azioni si basano su una logica di intervento centrata su meccanismi di reciproca responsabilità sociale, superando l’idea del welfare puramente assistenziale, ma puntando ad un welfare partecipativo.
Infine alcune proposte individuano come risposta a questo bisogno il sostegno alla creazione di occupazione attraverso imprese sociali rivolte a soggetti in situazione di disagio.
Scarica l’infografica qui:
Versione del report scaricabile in pdf qui: